Non si può pensare di attraversare un territorio come quello dei Balcani senza avere bene in mente la parola "plurale". Tutto qui è plurale: i simboli e i segni lasciati dalla storia o meglio dalle storie, i nomi delle cose, gli alfabeti, la forma del territorio. Per questo i tentativi fatti nei secoli dai diversi gruppi "etnico-religiosi" di riportare tutto ad una unica "identità", di appiattirsi su una dimensione singolare hanno causato solo catastrofi culminate nei sanguinosi conflitti degli anni '90.
Qui non esistono confini netti, esistono le sfumature, le variazioni, le contaminazioni, che sono il segno di secoli di migrazioni, di spostamenti, di spaesamenti.
Non esistono i buoni e i cattivi, il giusto e lo sbagliato, la ragione e il torto.
2. "L'Europa muore o rinasce a Sarajevo"
Lo diceva Alex Langer nel 1995 nel pieno del conflitto nel quale non stava perdendo uno o l'altro degli schieramenti ma stava perdendo l'umanità intera, l'umanità perdeva la sua umanità.
L'incapacità dell'Europa di risolvere in modo non violento il conflitto che si stava consumando al suo interno dopo tutti i "mai più" pronunciati dopo la seconda guerra diventava per Langer la cartina tornasole non solo dell'identità dell'Europa ma del senso stesso della sua esistenza. A che serve una Europa che non sa prendersi cura dei popoli e delle terre che ne fanno parte? Purtroppo l'Europa continua a morire ancora oggi proprio nel cuore dei Balcani attraversati da migliaia di migranti intrappolati in questa terra di mezzo, senza poter andare nè avanti nè indietro.
L'incapacità dell'Europa di risolvere in modo non violento il conflitto che si stava consumando al suo interno dopo tutti i "mai più" pronunciati dopo la seconda guerra diventava per Langer la cartina tornasole non solo dell'identità dell'Europa ma del senso stesso della sua esistenza. A che serve una Europa che non sa prendersi cura dei popoli e delle terre che ne fanno parte? Purtroppo l'Europa continua a morire ancora oggi proprio nel cuore dei Balcani attraversati da migliaia di migranti intrappolati in questa terra di mezzo, senza poter andare nè avanti nè indietro.
3. "Il nazionalismo è una montagna di merda"
Mi permetto di prendere in prestito le parole di Peppino Impastato che urlava con rabbia che "la mafia è una montagna di merda" perchè è esattamente così che mi viene da pensare quando vedo le conseguenze delle politiche, della propaganda, della retorica nazionalista. Le politiche nazionaliste sono una merda perchè nell'escludere l'altro, il diverso da sè cercano una giustificazione nel porre le persone su piani diversi, il nemico viene denigrato e abbassato ad un "grado" di dignità inferiore, Per giustificare le proprie meschinità si tenda di togliere umanità a chi è diverso da sè. Nel dividere tra un "noi" e un "loro", i loro sono in qualche modo considerati essere inferiori e diventa così ai loro occhi accettabile anche il genocidio. E' proprio una montagna di merda.
Oggi siamo saliti sulle spalle dei giganti e da lì abbiamo visto più lontano.
Siamo saliti sulle spalle di Muhamend, insieme a suo figlioletto di 3 anni. Sono spalle forti quelle di Muhamed che hanno sopportato già più di quello che un uomo nella sua vita dovrebbe provare. La guerra, la violenza, la perdita del padre. La ricerca dolorosa della verità, il ritorno nei luoghi dell'infanzia. Il desiderio di verità, di giustizia. La capacità straordinaria di non trasmettere ai suoi figli odio e desiderio di vendetta ma il bisogno di lasciare loro un mondo migliore di quello in cui lui ha passato la sua infanzia.
Siamo saliti sulle spalle di Omer (https://youtu.be/EG49RLsS3_k), Omer una persona silenziosa che dimostra molti di più degli anni che ha. Lo conosciamo perchè fa il contadino ad Osmace dove più volte ci ha portati con il suo camion. Se ne sta in disparte, ci osserva, quando serve ci fa strada, sorridendo. Ascolta. E' sempre andata così ma questa volta, improvvisamente Omer prende la parola, è un fiume in piena. Andrea fa fatica a stargli dietro per tradurre, fa fatica per la velocità con cui parla ma anche per la profondità di quello che ci dice. Lu l'ha fatta quella maledetta guerra. Omer ci ha voluto portare dentro alla sua vita, ai suoi ricordi, al suo dolore ma soprattutto ci ha offerto una prospettiva, quella della pace, una pace necessaria, una pace preziosa, una pace da custodire perchè, come ci ha ricordato con parole semplici ma potenti "è meglio una crisi economica di 100 anni che un solo anno di guerra".
6. "Pochi ma abbastanza"
E' un pezzo di una iscrizione che si trova scritto a Tuzla in una targa commemorativa della lotta per la liberazione di Tuzla dall'assedio durante il conflitto degli anni novanta. Coloro che con coraggio e sacrificio hanno lottato in prima persona erano pochi ma comunque abbastanza. Forse perchè lottavano per qualcosa di più grande di loro, forse perchè non lottavano solo per loro ma per tutte le donne e gli uomini, era una lotta universale perchè universale è il desiderio di libertà, universale è l'aspirazione verso la giustizia, l'uguaglianza, il rispetto e la dignità della vita.
7. "Per dono"
Si, per dono Zijo continua a raccontarci la sua storia che è una storia di coraggio e di perdono. Una storia che ormai abbiamo imparato a conoscere bene ma ci commuove sempre. Perchè ogni volta Zijo ci regala un pezzo della sua vita, un pezzo della sua storia che è anche la nostra storia. Zijo, ti vogliamo bene.
(Per saperne di più sulla storia di zijo: http://buongiornobosnia.blogspot.com/p/io-non-odio-di-andrea-rizza.html)
(Per saperne di più sulla storia di zijo: http://buongiornobosnia.blogspot.com/p/io-non-odio-di-andrea-rizza.html)
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