venerdì 29 ottobre 2021

Il nostro modo per ricordare Jovan Divjak - #4

Quando si progetta una campagna di "crowdfunding" è importante definire, oltre ovviamente agli obiettivi, anche le "ricompense" per i sostenitori. Ma stavolta è stato diverso perché crediamo che tutte le persone che daranno il loro contributo lo faranno per affetto verso Jovan Divjak, perché credono che l'eredità che ci ha lasciato vada custodita e coltivata e non certo per avere in cambio una ricompensa. Però era bello pensare ad un modo unico e originale per ricordare e ricordarci prima di tutto della nostra amicizia con il generale, di come ci si sentiva quando si veniva accolti da lui con il suo modo di raccontare, di coinvolgere, di scherzare. Ogni incontro finiva sempre con qualche barzelletta che aveva spesso come protagonisti Suljo e Mujo. Per questo abbiamo pensato che quelle barzellette potessero essere un bel modo di ricordarlo e Martina, Mariangela, Marica e Paola si sono rese disponibili a realizzare delle vignette che verranno spedite a fine campagna a tutti i sostenitori. Ci teniamo quindi a ringraziarle per aver messo a disposizione - con generosità - la loro creatività e il loro tempo.

Per contribuire alla raccolta fondi per sostenere l’associazione “L’educazione costruisce la Bosnia Erzegovina” fondata 25 anni da Jovan Divjak si può donare tramite:
- paypal su account buongiorno.bosnia@gmail.com
- bonifico bancario sul conto corrente (Poste) intestato all’associazione Buongiorno Bosnia, IBAN: IT07Y0760102000001015785288
Indicando il proprio indirizzo mail al momento della donazione si riceveranno le 4 vignette inedite.





venerdì 22 ottobre 2021

Il nostro modo per ricordare Jovan Divjak - #3

L’associazione "L’istruzione costruisce la Bosnia Erzegovina” è stata fondata nel 1994 a Sarajevo in pieno assedio, da Jovan Divjak e altri 57 sarajevesi.
Fin dalla sua fondazione l'Associazione aiuta i bambini vittime della guerra in Bosnia-Erzegovina, i bambini e i giovani con disabilità, i talenti, i bambini e i giovani della minoranza nazionale Rom, nonché coloro che si trovano in uno stato di necessità sociale a completare con successo scuola e diventare membri utili della società. .
Con quattro dipendenti e decine di volontari, in questi 25 anni sono state assegnate 7.623 borse di studio annuali per un valore di 3,5 milioni di euro e distribuito materiale scolastico, abbigliamento, calzature, cibo, lavagne, computer e altri sussidi didattici per un valore di oltre 2 milioni di euro per 46.043 bambini e giovani.


Abbiamo pensato quindi che il modo migliore per ricordare Jovan Divjak fosse quello di lanciare una raccolta fondi per sostenere le attività dell'associazione a cui lui era così fortemente legato e a cui ha dedicato oltre 25 anni della sua vita. Per dare il proprio contributo:
- tramite paypal su account buongiorno.bosnia@gmail.com
- tramite bonifico bancario sul conto corrente (Poste) intestato all’associazione Buongiorno Bosnia, IBAN: IT07Y0760102000001015785288
Indicando il proprio indirizzo mail al momento della donazione si riceveranno 4 vignette inedite con le barzellette di Suljo e Mujo che Jovan Divjak amava raccontare alla fine di ogni incontro con lui.

 


venerdì 15 ottobre 2021

Il nostro modo per ricordare Jovan Divjak - #2

Classe 1937, nato a Belgrado da una famiglia serba. Il padre, Dušan, era insegnante elementare che lavorò in numerose scuole della ex Jugoslavia e così la sua infanzia fu un po’ nomade tra la Bosnia paterna e la Serbia materna. Nel 1942, in piena guerra, il padre fu inviato in una scuola nel Banato a cavallo tra Serbia e Romania dove si unì ai partigiani nella lotta contro i nazisti. Anche la mamma Emilja, casalinga, si unì alla resistenza cucendo bandiere e berretti ornati con la stella rossa per i partigiani e portando di tanto in tanto i rifornimenti di cibo e vestiti.

Finita la guerra, nel 1947, Jovan iniziò le scuole elementari a Bosanka Krupa paese da dove veniva il papà, attraversato dal fiume Una (dove Divjak imparò a nuotare) e dove convivevano bosgnacchi e serbi.

Racconta Jovan del papà “era un tipo simpatico e divertente, capace di scherzare con fanti e santi e anche seduttore incallito. Così un bel giorno mia madre lasciò questo sciupafemmine”.

Così si trasferiscono a Zrenjanin a nord di Belgrado nella Vojvodina, una regione piatta e sferzata dai venti, una regione a maggioranza serba ma storicamente aperta sul mondo, in contatto con Vienna e Budapest, mosaico etnico popolato da ungheresi, rumeni, serbi, slovacchi. Dice ancora il Generale: “ci si mescolava sui banchi di scuola e se c’erano baruffe per delle biglie o sul campo di calcio si trattava di rivalità tra quartieri senza alcuna connotazione etnica”.

Anni di vita povera in cui Jovan impara e conserva il gusto di una vita semplice ma anche spensierata. Ricorda il solo regalo fattogli dalla madre, un corso di ballo, dove con i compagni impara tanto e valzer. A scuola impara lo sloveno, il macedone ma anche il francese e il russo.

La madre era una comunista convinta, per lei fare politica significava agire concretamente per migliorare l’avvenire e credeva in quello che diceva Tito come se fosse l’ordine normale delle cose. Così quando Jovan compie 18 anni gli propone di entrare nel partito. 

A 19 anni entra nell’esercito non per vocazione o tradizione di famiglia ma solo perché gli studi militare erano gratuiti. All’accademia militare di Belgrado incontra Vera che lavorava come bibliotecaria e che diventerà sua moglie. Ricorda Jovan: “la mia prima paga divenne il suo abito da sposa. Avevo 23 anni, lei 22. Non ci siamo mai lasciati".

Inizia quindi la sua lunga carriera militare, con momenti di formazione in Francia, presso la scuola dello Stato Maggiore ed entrando nel 1959 nel battaglione della guardia personale di Tito. A proposito di Tito dice Jovan: “Era uno capace di proteggere, una figura paterna, un uomo che aveva conservato la semplicità di un operaio e restava vicino a tutti. Un modello da imitare”. Rifiuta l’idea che possa essere considerato un dittatore crudele. “Un dittatore perseguita il suo popolo e questo non è proprio il suo caso. Era un socialista sincero, estremamente attendo alla classe lavoratrice. Forse un po’ paternalista ma non certo un dittatore”

Era colonnello quando, nel 1992, decise di lasciare l’esercito jugoslavo e di aderire a quello bosniaco per difendere la “sua” Bosnia Erzegovina e in particolare la città di Sarajevo durante la guerra del 1992-1995.  

Cos’è stata per lui Sarajevo lo si capisce dalle sue parole: “Vivo da 40 anni nello stesso quartiere a due passi da una antica chiesa ortodossa e da una moschea del XVI secolo. Salendo da casa mia raggiungo il seminario cattolico della Bosnia. Questa armonia, nata dalla differenza, si ritrovava nella vita di ogni giorno. Nel nostro ambiente le famiglie celebravano le loro feste religiose e ci invitavamo a vicenda per il natale cattolico, la pasqua ortodossa o il capodanno musulmano. Mai abbiamo subito pressioni per abbracciare una fede o adottare nuovi usi e costumi. Ero stupito nel vedere una città così ricca di grandi qualità umane, di tolleranza e generosità. Ne sentivo l’immenso fascino. Ne ero completamente innamorato. Amavo i suoi abitanti, cantati da Kemal Monteno in Sarajevo, mon amour, la loro cortesia e il loro amabile stile di vita non li h mai incontrati altrove. Ho questa città nella pelle.

Nel 1994 dopo aver lasciato l’esercito, ha fondato l’associazione “L'educazione costruisce la Bosnia Erzegovina” che aiuta gli orfani di guerra e che per oltre 25 anni è stata la sua missione di vita.

Ci ha lasciati l’8 aprile del 2021.

Izet Saralic, poeta sarajevese, lo ricorda in un “Ultimo tango a Sarajevo” e, come sanno fare solo i grandi poeti, in due versi che sembrano due pennellate ce lo fa immaginare mentre balla con i suoi stivali infangati.

Ultimo tango a Sarajevo

Il novantaquattro, 8 marzo.
La Sarajevo degli amanti non si arrende.
Sul tavolo l’invito per il matinée di danza allo Sloga.
Naturalmente ci andiamo!

I miei pantaloni sono un po’ logori,
e la sua gonna non è proprio da Via Veneto.
Ma noi non siam a Roma,
noi siamo in guerra.

Arriva anche Jovan Divjak. Dagli stivali si vede
che viene direttamente dalla prima linea.
Quando ti chiede un ballo sembri un po’ confusa.
Per la prima volta ballerai con un generale.

Il generale non immagina l’onore che ti ha fatto,
ma, a dire il vero, anche tu al generale.
Ha ballato con la donna più celebrata di Sarajevo.
Ma questo tango – questo è solo nostro!

Per la stanchezza ci gira un po’ la testa.
Mia cara è passata anche la nostra magnifica vita.
Piangi, piangi pure, non siamo in Via Veneto,
e forse questo è il nostro ultimo ballo.

Abbiamo avuto l’onore e la fortuna di incontrarlo molte volte, proprio nella sede della sua associazione, ma anche di averlo come ospite a Venezia il 16 aprile 2012. Un video, purtroppo di qualità non eccellente, ci ricorda l’incontro pubblico tenuto a Ca' Farsetti il 16 aprile 2012: https://www.youtube.com/watch?v=UuA4xH20Oxc

Per sostenere l'associazione "L'educazione costruisce la Bosnia Erzegovina":

- tramite paypal su account buongiorno.bosnia@gmail.com 

- tramite bonifico bancario sul conto corrente (Poste) intestato all’associazione Buongiorno Bosnia, IBAN: IT07Y0760102000001015785288

(indicando il proprio indirizzo mail al momento della donazione si riceveranno 4 vignette inedite con le barzellette di Suljo e Mujo che Jovan Divjak amava raccontare alla fine di ogni incontro con lui).


Sarajevo, giugno 2019



venerdì 8 ottobre 2021

Il nostro modo per ricordare Jovan Divjak - #1

L’8 aprile 2021 Jovan Divjak ci lasciava. Questa notizia, per tutti coloro che hanno conosciuto e amato il generale che difese Sarajevo negli anni dell’assedio, è stata un pugno nello stomaco. Pensavamo che questo giorno non sarebbe mai arrivato e che lui fosse immortale. In qualche modo lo è, perché Divjak è Storia, cuore e anima. Da subito ci siamo chiesti cosa avremmo potuto fare per ricordarlo e la risposta è stata ovvia: continuare a sostenere l’associazione OGBiH (“L’educazione costruisce la Bosnia Erzegovina”) che Divjak ha creato nel 1994 - sotto gli spari degli assedianti - per sostenere l’istruzione e dare un futuro a bambini e giovani di ogni nazionalità della Bosnia-Erzegovina colpiti in vario modo dalla guerra. A questo progetto Divjak ha dedicato più di 25 anni della sua vita ed è anche nostra responsabilità custodire la sua eredità.

Ci siamo così dati l’obiettivo di raccogliere almeno 1.000€ da raccogliere tra l’8 ottobre e il 10 dicembre 2021. 

A tutti i sostenitori viene chiesto di fare una donazione di almeno 5€ (perchè se tutti mettiamo qualcosa nessuno deve mettere tutto) a fronte della quale verrà inviato al donatore un file .zip contenente 4 vignette originali con le barzellette di Suljo e Mujo che Divjak amava raccontare alla fine di ogni incontro con lui. Le vignette sono state realizzate da 4 amiche che negli anni hanno avuto occasione di incontrare il generale a Sarajevo, ascoltare i suoi racconti, in cui si passava dal pianto al riso. Per questo abbiamo deciso di ricordarlo in modo “leggero”, attraverso delle semplici strisce. 

La donazione potrà essere fatta con due modalità:
 
- tramite paypal, su account buongiorno.bosnia@gmail.com 
- tramite bonifico bancario, sul conto corrente (poste) intestato all’associazione Buongiorno Bosnia, IBAN: IT07Y0760102000001015785288 

(NOTA BENE per ricevere la ricompensa è necessario indicare il proprio indirizzo mail).

Ogni settimana, da qui alla chiusura della campagna, racconteremo qualcosa di Divjak e della nostra raccolta fondi promossa dall’Ass.ne Buongiorno Bosnia, dall’Ass.ne Viaggiare i Balcani, da ARCI Bolzano, da ARCI Trentino e dal Centro per la Pace Cesena.
Sarajevo, giugno 2019